UNO CENTO MILLE MORETTI!
Anche per la nostra città
E’ davvero strano l’Italiano medio. Avendo perso l’Oscar, e nonostante abbia vinto con lo stesso film la Palma d’oro a Cannes, Nanni Moretti è adesso diventato il brutto anatroccolo.
Tuttavia, non pensiamo ciò sia dovuto alla sua attività di regista, quanto piuttosto perché è di sinistra ed ha parlato chiaro, in pubblico, al mondo della sinistra. Infatti, la cosa stupefacente è che non ce l’abbiano con lui solo i D’Alema e i Rutelli, rimasti sul palco impalati come due mummie d’Egitto, ce l’hanno con lui anche gli uomini di destra, come se egli non fosse comunque un grande regista nazionale.
Evidentemente si preferirebbe un tipo d’intellettuali, che abbiamo ben conosciuto nella nostra Italia, solitamente abituati al silenzio, se non ad un servilismo da saltimbanchi, come ai tempi, mai eccessivamente denigrati, del sior Bettino, che oggi tanti ladri, di stato e non, vorrebbero riabilitare.
Ma parliamo dell’urlo, chiaro, sentito ed altisonante di Moretti, ch’è schioccato come suono di campana, per chiamare a raccolta gli uomini di cultura del nostro Paese e portare in piazza la società civile e la gente per bene.
In qualunque area geografica o politica - sissignori anche politica - essi siano, facciano sentire la propria voce e lancino un urlo non politically correct, facciano vibrare i timpani, fino a farli scoppiare, dei nostri politici, che di solito non amano molto la cultura e quando fingono d’amarla la vorrebbero tutta per loro, per mostrarla come fiore all’occhiello e poi violentarla, stritolarla, soggiogarla, senza nulla concedere alla forza dell’utopia e al senso del futuro.
Del resto è risaputo, mi consento una “morettata”, che al politico di razza, vero pollo da batteria all’ingrasso, non serve spremere le proprie meningi. Serve a noi semplici mortali, non a coloro che hanno già una referenzialità coltivata nelle oscure segreterie di partito, dove fin da giovanissimi hanno imparato ad esercitare il consueto gioco degli accordi e degli ammanicamenti, gli scambi e i favori, per una navigazione di piccolo cabotaggio.
Ma non facciamoci trascinare dalla logorrea morettiana, che ha avuto il coraggio di definire un’intera Nomenklatura dei “citrulli” senz’anima, capaci di pensare solo a chi e non cosa sistemare. Scendiamo, invece, più giù ed urliamo, Moretti ci assista, il disastro che affligge la nostra città.
Mezzo secolo è passato, ormai possiamo fare un bilancio: la nostra città, salvo qualche lodevole eccezione, personale e temporanea, ha avuto una pessima classe dirigente, che non ha saputo valorizzare o tutelare le nostre bellezze e le naturali vocazioni; anzi le ha piuttosto depredate in tutti questi anni, nonostante esperienze davvero nefaste.
Si pensi solo alla nostra cinta muraria, stretta tra bruttissime case come in un sandwich, e ad alcune torri ormai sconnesse e sdrupate, senza che nessuno s’incarichi del restauro e della loro valorizzazione.
Si pensi ancora, anche a costo di far arrabbiare i sindacati, a cosa poteva essere, sul piano economico non solo ambientale, la piana di Macchia, e quale delitto è stato consumato.
Proibito sognare. Una volta la sinistra parlava d’immaginazione al potere. Poi non si è peritata di portare, in nome del Realismo, dell’Operaismo e delle Spartizioni, la mediocrità al potere.
Proibito, anche, pensare ai tanti yacht, forse perfino navi da crociera, che avrebbero potuto attraccare su una parte almeno del nostro porto ad alto fondale; al turismo, perché no?, anche d’élite, che strutture turistico-recettive avrebbero potuto richiamare in quella meraviglia del mondo, ch’è la piana di Macchia, e salvarci dalla rovina che l’ha condannata?
Ma noi pensiamo al lavoro. L’ha detto più volte, a giustificare il suo voltafaccia, un ambientalista della prima ora. Cosa si poteva fare, con tanti disoccupati?
Innanzitutto si poteva far funzionare l’intelletto, la propria fantasia.
Ecco, sì, la fantasia.
Diceva il poeta Giambattista Marino: “Chi non sappia far di maraviglia vada alla striglia”.
Si guardi, per favore, si guardi alle possibilità che offriva la nostra città, una bellezza senza pari; lo sarebbe ancora se non avessimo avuto amministratori grigi e senza coraggio.
Lasciamo stare Bagnoli, dove altri politici hanno saputo bonificare un territorio fin troppo degradato dall’inquinamento ed hanno spinto fortemente avanti lo sviluppo economico con la cultura; prendiamo invece la ex Daunia Risi, perennemente in perdita.
Ma come, in perdita una realtà invidiabile, un pezzo d’Africa, con ambienti naturali e un’avifauna che tutti c’invidierebbero, capace di portare a Manfredonia, con adeguati accorgimenti per la sua fruibilità ed un’appropriata operazione di marketing, scolaresche e turismo ambientale da tutt’Italia?
Poi, guardate, increduli, ma guardate. Non hanno visto, non hanno capito quale ricchezza poteva essere per il nostro futuro la “Fossa dei leoni”, solo ad esempio impiantando, in uno dei pochi spazi ormai rimastici, un sistema d’acquari per mostrare, secondo un’idea cara anche alla Lega Navale, la flora e la fauna del nostro mare, con l’aggiunta di terrari e terracquari per rettili, anfibi e l’incomparabile vegetazione garganica.
Hanno, invece, deciso di depredarla, come già nel passato non si sono peritati di depredare la più grande arena d’Europa, i cinema Pesante e Vittoria; ed allo stesso modo forse si accingono a fare con il Fulgor e l’Impero. Come si fa ad essere...
Così miopi? No, non miopi, ma ciechi del tutto.
Ho chiesto, e lo richiedo da queste pagine, al nostro bravissimo direttore, Andrea Pacilli, di trovarmi quella foto colorata, stampata alcuni anni fa sulla prima pagina del Corriere del Golfo, nella quale erano raffigurati il Gatto e la Volpe che, in un convegno tenutosi a Monte Sant’Angelo, piuttosto che chiedere con forza la bonifica dell’ex EniChem, per farsi campagna promisero (e poi ottennero) la reindustrializzazione del sito, già gravemente degradato.
Ed ora dobbiamo constatare con tristezza che, pur avendo vinto una grande battaglia, con una travolgente lotta di popolo, abbiamo perso la guerra.
Mi rendo conto che la vicinanza di Monte Sant’Angelo, che tutto acquista ma niente perde da quel sito, ha molto contribuito allo scempio che ha riguardato la vicina piana, ma proprio per questo non era una soluzione che i nostri interessi fossero tutelati, a mo’ di colonia, dall’ex sindaco di quella comunità. E non è un giudizio negativo sui nostri conterranei; ma pensate voi che un ex sindaco di Manfredonia sarebbe mai stato chiamato a determinare le sorti della vicina città? Non è credibile in nessun modo, sarebbe perfino offensivo pensarlo. Ma non per noi, vista anche la blanda reazione che si è avuta in una città ormai abituata ad essere saccheggiata.
Ed ora, mi fermo. Scusate, scusate tanto la libertà che s’è presa la mia lingua, ma è Nanni Moretti che mi ha attizzato. Prendetevela con lui!